La preservazione della fertilità aumenta le possibilità di un figlio dopo il cancro al seno

Nelle pazienti oncologiche, scegliere la preservazione della fertilità è davvero efficace nel consentire a queste donne di raggiungere l’obiettivo di un figlio dopo il cancro al seno.

Lo conferma un importante nuovo studio pubblicato su ‘Jama Oncology’ dal prestigioso Karolinska Institute di Stoccolma.

La ricerca ha infatti evidenziato che le pazienti con carcinoma mammario che ricorrono al congelamento degli ovociti prima dei trattamenti farmacologici necessari a trattare la loro malattia, hanno più chance di raggiungere il successo con la procreazione medicalmente assistita, dando quindi alla luce un bimbo, senza alcun rischio di mortalità aggiuntivo.

I risultati dello studio svedese condotto su 425 pazienti oncologiche sottoposte a trattamenti per la preservazione della fertilità in Svezia tra il 1994 e il 2017, e 850 donne sempre con carcinoma mammario, ma che non hanno congelato gli ovociti, evidenziano che, sebbene una gravidanza con esito positivo sia possibile in entrambi i casi, optare per la preservazione della fertilità è associato a un tasso di bambini nati di oltre 2 volte più alto, senza alcun effetto negativo a livello di sopravvivenza, in un follow-up medio di 5,2 anni.

In totale, nel gruppo dello studio che si è sottoposto a preservazione della fertilità, 97 donne (il 22,8%) hanno avuto almeno un figlio dopo un cancro al seno, rispetto a 74 donne (l’8,7%) nella coorte che non ha ricevuto il trattamento. Inoltre, le donne del gruppo che ha congelato gli ovociti avevano maggiori probabilità di avere più di un figlio dopo il cancro (37,3%) rispetto alla controparte (17,7%).

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